Archives: 17 marzo 2016

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L’esigenza di disporre di un piccolo e slanciato tavolino da utilizzarsi come appoggio accanto alla vasca da bagno, la difficoltà di reperire sul mercato un arredo con caratteristiche soddisfacenti e il trovarsi in un contesto geografico in cui abbondano qualificate competenze meccaniche proprie dell’indotto automobilistico ha portato alla realizzazione di questo manufatto.

La struttura è costituita da tre gambe metalliche con diversa inclinazione che si riuniscono in un supporto verticale per il soprastante vassoio in cui viene alloggiato il piano d’appoggio. La struttura, con gambe rastremate, è realizzata con tubi in ottone stagnato rifinito a cera, mentre il piano è, in questo caso, realizzato con una lastra in vetro retro verniciato di colore nero dotata di bisello lungo il bordo a vista.

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Ubicato in un complesso residenziale degli anni ‘70 ai piedi della collina torinese, l’appartamento ha subito una revisione distributiva caratterizzata da un lato dal mantenimento di tutte le esistenti finiture di pregio (pavimenti in legno in essenze pregiate e serramenti), dall’altro dall’inserimento di alcuni nuovi elementi di grande personalità che connotano fortemente la nuova sistemazione.

Così i nuovi pannelli a tutta altezza (grigliati o ciechi, fissi o scorrevoli) segnano la nuova zona giorno, le scelte cromatiche che alternano colori primari a colori complementari (oltre a ben esprimere la personalità della proprietaria) connotano i vari ambienti, mentre la nuova pavimentazione e il nuovo rivestimento murale in resina diventano un filo conduttore che lega il tutto.

 

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In un stabile ottocentesco di tre piani fuori terra con vano scala posto al centro della pianta quadrata e coronato da velario vetrato, da un lato era emersa l’esigenza di installare un impianto elevatore per poter agevolmente percorrere le notevoli altezze d’interpiano, dall’altro vi era la condivisa volontà condominiale di preservare la luminosità del vano scala.

La soluzione è stata individuata nella fornitura di un impianto elevatore di produzione posato in un castello metallico autoportante completamente vetrato. La progettazione, basata sull’impiego di profili a catalogo, da un lato ha conciliato esigenze di carattere statico ed esigenze di montaggio, dall’altro ha calibrato l’inserimento del nuovo manufatto mediante finiture mimetiche e coerenti con quanto esistente (ferro ossidato e cerato per la struttura e i nuovi pianerottoli, ripristino esistente ringhiera agli sbarchi ai piani).

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Situato sulla collina torinese, a poca distanza dal centro cittadino, in una palazzina ricavata negli anni ’80 da una preesistente unica proprietà di grande consistenza, l’appartamento è caratterizzato dal rapporto tra ambiente naturale circostante e interno, in forza sia della vista dalle ampie vetrate, sia della fruizione del giardino privato.

La radicale ristrutturazione, determinata dalle mutate esigenze dei proprietari, ha ulteriormente privilegiato ed enfatizzato questo rapporto. La nuova suddivisione dei locali, esclusivamente realizzata (ad eccezione dei servizi igienici) con l’impiego di arredi fissi su disegno, è infatti attenta a garantire oltre alla massima luminosità, la fruizione della vista del verde circostante da ogni punto della casa.

L’impiego di materiali naturali (legno e pietra) contribuisce ulteriormente all’integrazione tra spazio interno e spazio esterno, mentre le porte in vetro retro verniciato sono il giusto compromesso tra esigenze di vista e di privacy. L’illuminazione artificiale, interamente realizzate con sorgenti luminose a led è governata da un sistema domotico con comando remoto, altresì deputato alla regolazione della climatizzazione.

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Nell’ottocentesco quartiere torinese di Vanchiglia, l’appartamento, con vista sulla Mole Antonelliana e sul sagrato della chiesa di quartiere, occupa l’intero ultimo piano di uno stabile a pianta quadrata con tre arie. Al momento dell’acquisto non molto restava delle finiture d’epoca, salvo i serramenti e qualche traccia dell’apparato decorativo delle volte.

L’intento è stato quello di procedere con il restauro di quanto ancora esistente, da un lato integrando le mancanze con materiali e finiture coerenti con l’epoca dello stabile, dall’altro conservando l’impianto distributivo originale, lasciando comunicare ogni ambiente con quello attiguo, preservandone così le molteplici prospettive e le diverse luminosità a seconda del punto di vista e della diversa insolazione

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Nel quartiere romano di Testaccio, in un isolato di edilizia convenzionata edificato nei primi anni del novecento, un’ampia terrazza soleggiata rende pressoché unico un appartamento posto nella manica interna dell’arioso cortile.

Ed è proprio la terrazza a caratterizzare la nuova soluzione distributiva dell’appartamento, con lo slittamento verso di essa della zona giorno e la sistemazione della zona notte verso l’interno dello stabile. Per il resto, il progetto si sviluppa come un interno nautico, dove ogni cosa ha il suo posto e nulla è lasciato al caso: così il vano tecnico che ospita le dorsali dei vari impianti tecnologici, oltre a diventare un segno distintivo che percorre i vari ambienti, delimita i vani realizzati al di sopra dei servizi igienici (veri e propri gavoni) e sostiene le porte scorrevoli della zona notte e della cucina. Le finiture e i materiali naturali (rovere oliato, pietra calcarea, metallo e vetro) sono calibrati per delineare uno spazio domestico caldo e accogliente.

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